Il mondo fantasma

Settimana scorsa in una serie tv, un personaggio ha parlato del “mondo fantasma”. Un mondo che aveva creato fin da piccolo dove riconoscersi fosse più semplice, un mondo che con l’età era cambiato. Allora ho pensato ai miei mondi fantasma. L’ho fatto all’improvviso, con un po’ di stupore, come se il non avere un nome non li facesse esistere. Come se io non avessi mai immaginato me amare qualcuno con il pronome che in fondo preferivo. Un mondo dove non esisteva ancora la malattia né i miei limiti, la mia timidezza, insicurezza. Dove ero sempre lucida, con la mia vita tenuta tra le mie mani ancora sane.

Come se non sia poi arrivato un altro mondo dove guarivo o dove comunque la GNE si fermava. Ma è arrivato e quel mondo mi distruggeva da dentro, le sue mani uscivano dal mio ventre e mi abbracciavano senza lasciarmi la possibilità di respirare bene, di parlare bene, neanche quella di soffrire bene. E intanto ridevo sperando che così avessero voglia di stringere meno. Quel mondo è andato via quando ho tirato parti del primo mondo fantasma verso di me.

È arrivato un terzo mondo fantasma. In quel mondo la malattia c’è perché sono scema ma fino ad un certo punto e mi capita di non ripetere due volte lo stesso errore. In quel mondo credo sempre alle cose che scrivo, predico bene e razzolo meglio, non mi sento tradita dal mio corpo quando diventa un buon pretesto per vedere qualcosa di sbagliato in me. Sono coraggiosa senza se e senza ma, in quel mondo. So difendermi da ciò che vuole farmi male, non sono vendicativa perché in me ci credo prima io. In quel mondo io creo mondi da poter guardare su uno schermo e parole da poter leggere, credo in un amore coraggioso che del mio corpo ami anche le immobilità e della mia testa tutti i suoi movimenti perché io farò lo stesso. In quel mondo ci sono le mie abilità giustamente valorizzate, non sono io stessa considerata infelicità in quel mondo. Di questo mondo voglio il coraggio di tirare tutto fuori, voglio le sue braccia che mi stringano per regalarmi il giusto respiro.

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